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Smargiassi: In ricordo di quel 6 aprile 2009

PietroSmargiassiVaglielo a spiegare che non siamo più gli stessi di prima! Per quanto ci si sforzi di ignorare, per quanto ci si sforzi di tornare a vivere, a scherzare, a bersi una birretta a Viale della Croce Rossa, non siamo più gli stessi di prima… Vaglielo a spiegare che tu hai tremato con la terra e con essa ha tremato tutta la tua esistenza e con essa tutto ciò che credevi reale! Tu la morte te la sei ritrovata dentro casa, l’hai respirata con la polvere e col sangue nel tuo letto”.

A pochi giorni dall’anniversario del 6 aprile 2009 voglio esprimere la mia vicinanza a tutti i cittadini di L’Aquila, la città che dallo scorso luglio mi ospita presso la sede del Consiglio Regionale d’Abruzzo.
Voglio farlo prendendo spunto da alcuni passi di questo brano che, a mio parere, rispecchia a fondo il sentimento ed il ricordo che ogni aquilano porta dentro di se di quella maledetta notte e di tutto quello che è stato dopo il 6 aprile 2009. Credo che chi come me non sia di qui e non abbia vissuto L’Aquila prima del sisma, non possa comprendere appieno il dolore ed il senso di inquietudine che pervade l’animo di ogni aquilano che vede la propria città ferita, cambiata nelle abitudini, privata delle proprie certezze; posso solo immaginare il dolore di quanti, a sei anni dal sisma, sono costretti ancora a vedere, ogni giorno, la propria casa colpita a morte, squarciata, come se il tempo si fosse fermato a quella notte. A noi che veniamo da fuori, rimane sempre la solita domanda sul come sia possibile che da quel 6 aprile 2009 ci sia ancora così tanto da fare.

Spero che negli aquilani non si spenga mai la speranza di rivedere L’Aquila com’era prima. Un pensiero, infine, voglio rivolgerlo ai parenti delle vittime, in particolare a quanti nei giorni scorsi si sono visti recapitare a casa la diffida del capo della protezione civile Gabrielli, con la quale si richiede la restituzione delle provvisionali dopo che la Corte d’Appello ha riformato il giudizio di primo grado in capo ai membri della commissione grandi rischi; una vicenda che non fa altro che acuire, ove possibile, il dolore ed il senso di ingiustizia di quanti, in quella notte del sei aprile, hanno perso un loro caro.

Immagino che il capo della Protezione Civile abbia rispettato i tempi tecnici che la legge ed il suo ruolo gli impongono; magari però un giorno, quando le Istituzioni saranno realmente più vicine ai cittadini, avremo funzionari che lasceranno spazio all’agire dell’uomo che si professa partecipe della sofferenza delle persone e di un’intera comunità.

Pietro Smargiassi