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Ecco cosa ci ha lasciato D’Alfonso in Bilancio dopo 4 anni di amministrazione

Tutti gli abruzzesi sono coinvolti.

Dopo aver letto sul quotidiano Il Centro il suo bilancio dei quattro anni di guida della Regione Abruzzo, ho l’impressione che il Presidente D’Alfonso questa volta voglia “rifilare” un “pacco” di debiti a Legnini, oltre che a tutti gli abruzzesi.

Vista la situazione drammatica del bilancio regionale, certificata più volte dalla Corte dei Conti, auspicavo infatti che il Presidente D’Alfonso affrontasse con franchezza e coraggio i veri problemi irrisolti della regione. Ma ho dovuto constatare come abbia utilizzato anche questa occasione solo per giocare con gli abruzzesi allo schiaffo del soldato: quel gioco dell’infanzia dove, bendati, bisogna tirare a indovinare da chi sono arrivate le sberle.

Eppure gli abruzzesi di sberle, in questi quattro anni di amministrazione di centro sinistra, ne hanno ricevute molte. Soprattutto se si ripensa alle promesse di un futuro fatto di velocità, facilità e “coccole” vagheggiato dallo stesso Presidente nel corso della sua campagna elettorale. Certo, davanti a quelle promesse elettorali in molti hanno riso, ma molti altri hanno deciso di votarlo e di affidargli la responsabilità di tirare l’Abruzzo fuori dal guado. Purtroppo, come cercava di spiegare Einstein già nel secolo scorso, non si può pensare di risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero usato per crearlo. Senza scomodare i premi nobel, è chiaro a tutti gli osservatori che nel corso degli ultimi quarant’anni la politica abruzzese ha amministrato malissimo, riproponendo sempre le stesse soluzioni ai soliti problemi, non solo per la sanità ma anche per il sistema di depurazione delle acque, la gestione delle case popolari, il trasporto pubblico, le finanziarie regionali e le varie aziende perseverando nello schema che mette sempre in secondo piano l’interesse generale.

Anche le soluzioni proposte dal Presidente in questi anni sono evidentemente legate proprio agli schemi di quella politica vecchia e retriva che ha da tempo dimostrato di non essere più sostenibile economicamente e socialmente per il nostro Paese.

Nel corso di questi quattro anni, forse l’esempio più emblematico, anche se non il più eclatante, della reale distanza del Presidente D’Alfonso dagli interesse dei cittadini e la sua vicinanza al vecchio modo di fare politica, è stata la gestione della Grande Pescara, voluta con un referendum che ha visto il 64% di “si'” del totale degli elettori ed un plebiscitario 70% solo nella citta’ di Pescara. Ma per la politica che ha come priorità gli incarichi e le poltrone il risultato di quel referendum era una vera iattura. Non credo quindi sia un caso che la maggioranza di governo a guida PD abbia rallentato quasi sine die la realizzazione di quel progetto che avrebbe sì portato velocità, facilità e risparmi per i cittadini. Dopo averci fornito questo eclatante esempio il Presidente è oggi l’ultimo politico abruzzese a potersi permettere lamentele sulle inefficienze e le lungaggini del sistema pubblico.

La promessa poi di “riconciliare l’acqua dei fiumi con quella del mare” e creare un grande parco marino sulle nostre coste, ha creato solo effetti esilaranti se confrontata con i dati sull’inquinamento che hanno funestato le ultime stagioni balneari.

Anche quando cerca di rispondere sulle cause dell’enorme debito che ancora grava sulle casse regionali, il Presidente D’Alfonso gioca con gli abruzzesi allo “schiaffo del soldato”, spiegando semplicemente che quel debito arriva da lontano e che non è certo colpa sua. Dimenticando l’apertura di un nuovo mutuo da 100 milioni approvato dalla sua maggioranza solo due anni fa, ignorando le criticità segnale dai suoi stessi dirigenti e non solo quelle del M5S.

A proposito del bilancio della sua amministrazione, già dal primo anno  ha liquidato gli ennesimi dati negativi raccolti dal Formez, avvalorati anche da altre istituti di ricerca, come incompleti e oggi continua solo a promettere risultati migliori per il semestre successivo. Per poi essere puntualmente smentito dai nuovi dati.

Ed infine, la sua più iperbolica promessa di accompagnare “in braccio” in ospedale gli abruzzesi, si scontra oggi con una realtà tragicomica degna delle migliori commedie all’italiana.  Va ricordato agli abruzzesi che, nel corso degli anni, la Regione Abruzzo è arrivata a riservare più dell’80% delle sue risorse economiche alla sanità e più della metà di queste sono finite a finanziare la sanità privata. Con i noti, mediocri risultati che hanno solo portato al dissesto finanziario l’intera Regione. Anche per questo, il suo Assessore al bilancio è stato costretto a ricorrere a discutibili operazioni contabili per uscire dal commissariamento, finendo col generare l’attuale caos dei conti della regione. Il risultato finale, e il vero dramma che il Presidente D’Alfonso ha sapientemente evitato di affrontare, è che con la sua amministrazione le casse regionali versano nuovamente in una situazione drammatica. Non sorprende affatto, quindi, che il Presidente D’Alfonso, tracciando un bilancio della sua amministrazione, sogni oggi di fuggire a Roma e si dichiari disponibilissimo, a differenza di quattro anni fa, a supportare Legnini come futuro Presidente di Regione. Con questo disastroso quadro delle finanze regionali, più che una candidatura, sembra che D’Alfonso abbia voluto dare un vero e proprio “pacco” all’attuale vice Presidente del CSM. Se il Ministro Padoan, non a caso inviato a Chieti il prossimo settembre alla presenza di Legnini, non accetterà di far ricadere il debito sul futuro dei nostri ignari figli pur di permettere “operatività” a questa maggioranza o a chiunque sia il suo successore alla guida della Regione, per l’Abruzzo si aprirà una nuova crisi economica, per lo meno delle finanze pubbliche regionali. Chissà fino a che punto Legnini è consapevole di questa pesante eredità che si vuole accollare a lui e a tutti gli abruzzesi.

Consigliere Regionale M5S
Domenico Pettinari