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Suolo bene comune, 5 punti a 5 stelle

Sono bastate poche ore di maltempo lo scorso 6 marzo, per trasformare l’Abruzzo in uno scenario postbellico: parliamo di ben 115.000 utenze lungamente rimaste senza energia elettrica e di tre esplosioni in un gasdotto in provincia di Teramo, con feriti e intossicati. Un disastro che richiederà un esame attento per essere adeguatamente valutato, ma intanto è lecito farsi alcune domande.

Perché gli abruzzesi non sono stati avvisati del rischio black out, e quindi messi nelle condizioni di premunirsi, se la “sciabolata artica” era ampiamente prevista?

Perché il gasdotto è stato costruito lungo un terreno franoso? Perché un traliccio della corrente era così vicino alle condutture del gasdotto, tanto da poterci cadere sopra e provocare le esplosioni?

L’assessore all’Agricoltura della Regione Abruzzo, Dino Pepe, ha riconosciuto che in Abruzzo si è “costruito troppo e male” e ha sottolineato la necessità di “una legge per la protezione e il recupero del nostro territorio”. Come sempre, prima deve accadere il fattaccio, poi partono i progetti e le promesse di grandi riforme: ma forse, più che una nuova legge, servirebbe qualcuno al governo dell’Abruzzo che la smetta di fare le cose in modo approssimativo.

C’è chiaramente qualcosa di poco normale e di per niente chiaro in tutto questo. Se poi aggiungiamo i folli progetti diTerna, che sta espropriando decine di proprietà agricole per costruire un inutile elettrodotto che attraverserà tutto l’Abruzzo devastando aziende, imprese agricole e mettendo a serio rischio la salute dei cittadini (ebbene si, se non ne siete a conoscenza avere vicino un elettrodotto potrebbe causare cancro e leucemia!) e quelli di SNAM, che è intenzionata a costruire un gasdotto sulle zone sismogenetiche dell’aquilano, ne viene fuori un quadro delirante. Sono oggi a disposizione metodi per creare energia in modo più ecologico e meno esplosivo e dannoso: perchè non adottarli?

Non si può tacere davanti a tutto questo e aspettarsi che le cose cambino da sole. È ora più che mai necessario iniziare a riappropriarsi del territorio in cui viviamo, ricchissimo di bellezze naturali e culturali, territorio che deve essere restituito alla cittadinanza.

Per far questo, è impellente stilare un programma per il governo del territorio che si ispiri al principio del “suolo bene comune”, e che abbia come scopo la sua tutela, la sua valorizzazione e preservazione da ogni speculazione. Basta con le colate di cemento, basta con le aree dismesse abbandonate al degrado, no ad inquinamento e bonifiche mai fatte!

Propongo pubblicamente al Presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’alfonso, di iniziare a discuterne ponendo come base 5 punti a 5 stelle:

Revisione integrale delle leggi regionali che riguardano il governo del territorio abruzzese e introduzione del principio di “suolo bene comune”, nell’interesse di tutti gli attori coinvolti (cittadini, comitati, PA, forze dell’ordine, ecc).

Salvaguardia e promozione del verde (aree agricole, urbane, demaniali, intercomunali).

Predisposizione di un piano per il riassetto idrogeologico e sismico.

Limitazione con ogni mezzo del consumo di suolo e promozione del recupero delle aree dismesse, abrogando il permesso di costruire in deroga.

Introduzione di strumenti di consultazione popolare vincolanti per la realizzazione di tutte le infrastrutture.

Presidente, se è presente, batta un colpo!