Notizie Brevi

L’Aquila dieci anni dopo

Intervento in Consiglio regionale per la commemorazione del decennale del terremodo dell’Aquila del 6 aprile 2009
di GIORGIO FEDELE 
Consigliere regionale M5S Abruzzo

Il mio primo intervento in quest’aula è sull’Aquila e sul sisma che l’ha colpita ben 10 anni fa. Un’emozione non da poco, ma che voglio contenere cercando con le mie parole di rappresentare la voce di quei cittadini che hanno vissuto in prima persona gli effetti devastanti di quella terribile notte.
Il bilancio della ricostruzione fisica è noto a tutti voi. Una ricostruzione privata che, almeno nella città dell’Aquila, si trova al 75%. Percentuale che scende al 50% nei comuni del cratere. Ciò che invece ancora oggi si trova al palo è la ricostruzione degli edifici pubblici.
Il mio intervento, però, non vuole analizzare i numeri della ricostruzione degli edifici ma aiutare, con delle proposte, a migliorare la condizione sociale dei nostri cittadini, con l’auspicio di indicare alcune soluzioni per la rinascita del nostro territorio.
Sento un senso di profondo rispetto per le vittime ed i loro famigliari, che voglio onorare pensando a loro come gli angeli custodi di una città che con fatica vuole tornare a vivere nel segno della sua storia e della sua cultura, senza però che venga ad essa preclusa la possibilità di guardare avanti verso un futuro florido in cui gli errori del passato siano un insegnamento importante e non solo un’ombra di tristezza nel cuore dei suoi abitanti.
Oggi ci troviamo qui a commemorare quelle 309 persone che hanno perso la vita la notte del 6 aprile 2009, sono loro il prezzo più alto che abbiamo pagato. Fra questi, abbiamo perso tanti giovani, tanti studenti, il cui cammino è stato interrotto e non sapremo mai che uomini e che donne sarebbero diventati. Penso spesso al significato delle commemorazioni. Credo servano a cercare conforto nel ricordo di un evento e di chi non c’è più. Sono un balsamo per il nostro animo, un modo per lenire una ferita che non si chiuderà mai. Sono necessarie, perché di questo abbiamo bisogno come persone e come esseri umani.
Nel corso del tempo, però, L’Aquila è stata distrutta più volte da un terremoto. Il primo di cui si hanno notizie risale al 1315, da ultimo, anche il terremoto del 1915, che rase al suolo la Marsica, ma coinvolse anche il capoluogo danneggiando i palazzi del centro storico. Cosa ci dimostra allora la Storia? La storia ci dimostra che in una zona sismica i terremoti sono una certezza, ed è da questo caposaldo che dovremmo iniziare tutte le nostre riflessioni. Ed è per questo, allora, che commemorare non basta e non può bastare. Se necessario, è proprio nel ricordo che dobbiamo trovare la determinazione di cambiare, passando da una situazione di emergenza costante, ad un contesto di prevenzione, ad un contesto di vita.
Un grande Presidente, il Presidente Pertini, in occasione del terremoto che colpì l’Irpinia disse. “Il miglior modo di onorare i morti è di pensare ai vivi” parole più che mai attuali a 10 anni dal terremoto dell’Aquila. Parole che ci fanno riflettere e che puntano la lancetta dell’orologio sul fare.

L’Aquila, ma tutto l’Abruzzo, è segnata in modo indelebile dai quei secondi che hanno tracciato una netta linea tra un prima e un dopo. Tra la spensieratezza e la consapevolezza che nulla, forse, sarebbe più stato come prima. Non è oggi il momento per soffermarsi su una ricostruzione portata avanti fra luci ed ombre e sul ruolo svolto a vario titolo dalle Istituzioni che, come la Regione Abruzzo, spesso sono state solo delle comparse. È però questo il momento per la Regione Abruzzo di iniziare ad occuparsi in maniera decisa del cratere 2009. Da cittadino abruzzese, infatti, ancora non comprendo come sia stato possibile che nel 2015 la Regione Abruzzo abbia recepito in silenzio la decisione della Commissione Europea che giudicava inammissibili le agevolazioni concesse nel post sisma. Agevolazioni uguali a quelle previste per altri terremoti e che la Commissione Europea in precedenza non ha mai condannato. Se infatti il Governo nazionale di allora si è reso colpevole di non aver impugnato la decisione della Commissione, che poteva e doveva essere contestata sotto diversi profili, la Regione avrebbe però dovuto battere i pugni con forza per far capire la profonda ingiustizia che si stava perpetrando. Al contrario, l’atteggiamento tenuto è stato, ancora una volta, remissivo, da parte di quel Governo nazionale e della Regione Abruzzo, verso le decisioni ingiuste imposte dall’Europa.

Un’ulteriore problema irrisolto e che la Regione potrebbe aiutare a risolvere è poi quello della gestione delle risorse umane dedicate alla ricostruzione ed in servizio presso gli Uffici Speciali ed i comuni del cratere 2009. Giovani abruzzesi precari, lavoratori della prima ora nel processo della ricostruzione, che la Regione in primis deve tutelare. Oppure ancora il sott’utilizzo degli ex UTR, Uffici Territoriali della Ricostruzione. Uffici che dovevano rappresentare la macchina della ricostruzione ma che invece sono stati spesso abbandonati a loro stessi, insieme ai loro dipendenti. Condizione di abbandono, questa, che ha portato alla necessaria riorganizzazione di quegli uffici sotto la guida dell’USRC (Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del cratere), con l’obiettivo di dare una nuova svolta motivazionale alla ricostruzione del cratere. Con detta riorganizzazione, infatti, si procederà sicuramente a velocità maggiore, per recuperare almeno in parte il tempo che è stato perso.

La ricostruzione, però, non può essere solo quella fisica, quella degli edifici.

Questa mattina recandomi in consiglio mi guardavo intorno: L’Aquila è una città che vuole rinascere e che, seppur con un’enorme fatica, sta rimettendo in piedi quei pilastri che l’hanno sostenuta per anni. Non parlo delle fondamenta degli edifici, ma dei pilastri sociali e culturali che hanno sempre contraddistinto questa città, capoluogo d’Abruzzo, nella regione e in tutta la Penisola italiana. L’Aquila è il polo culturale d’Abruzzo! Ed è in questa direzione che si deve procedere per ridare lustro alle innumerevoli bellezze architettoniche, pittoriche e scultoree di cui la città è ricca. È questa la strada che dobbiamo tracciare per ridare a L’Aquila quel fermento di cui era capace… tra le sue bellezze, le sue montagne e le sue strade che per tanti hanno rappresentato la cornice degli anni più belli. Ma un edificio, una strada, un negozio non sono altro che pezzi di un puzzle, per vedere la figura nella sua interezza è il momento che le istituzioni lavorino per riportare a L’Aquila gli aquilani. Per ricostruire non solo le mura, ma quel tessuto sociale che fa di un punto su una cartina geografica una città.

Si sta facendo tanto, ma ancora troppo deve essere fatto. Un esempio è proprio il centro storico dell’Aquila, un tempo cuore pulsante della città. Anche se la ricostruzione privata continua a restituire alla città gioielli di grande bellezza, la vita sociale nel centro storico continua ad essere un problema. Continuano a mancare alcuni servizi minimi, come ad esempio la presenza di un ufficio postale oppure l’assenza di tutti gli uffici pubblici che avevano, prima del terremoto, la loro sede proprio in centro e che ancora oggi restano dislocati nelle zone periferiche della città. Chi ha creduto e crede fermamente nella rinascita del centro sono invece quei residenti che vi hanno fatto ritorno, le imprese che hanno lavorato e continuano a lavorare alacremente ai cantieri affidati, ed i titolari delle diverse attività commerciali che, con estremo coraggio, hanno deciso di dare fiducia a quello che era e che deve tornare ad essere il cuore pulsante della città dell’Aquila. Questi 10 anni sono stati segnati da lentezze burocratiche, lentezza nelle scelte politiche, che a volte, concedetemelo, non sono sempre state le migliori per gli aquilani.  Alla luce di quanto è stato fatto dall’attuale Governo e in attesa dei prossimi provvedimenti che saranno varati sulla ricostruzione e, soprattutto, del Disegno di Legge che porterà all’approvazione del “Testo unico delle leggi sulla ricostruzione”, noi saremo, come già lo siamo stati nella precedente legislatura regionale, al servizio delle comunità colpite dal terremoto. Cosa che non sempre abbiamo riscontrato nelle varie amministrazioni che, in molti casi, badando più al controllo delle dinamiche di potere, hanno trascurato la ricostruzione e le necessità dei cittadini. Per questo voglio concludere dicendo che il M5S continuerà a battersi affinché L’Aquila torni ad essere una città e non solo un agglomerato di case ricostruite. L’attenzione sarà sempre alta verso il bene dell’aquila, degli aquilani e degli abruzzesi tutti.